GARANTIRE L’INNOVAZIONE NONOSTANTE LO STRATEGIC PATENTING – UN’ANALISI DI GUSTAVO GHIDINI SU “DIRITTO MERCATO TECNOLOGIA”

Nella nuova puntata della sua rubrica “L’appunto”, sul sito DIMT.it, il fondatore del nostro Studio si confronta con la brevettazione strategica, che impedisce l’innovazione concorrenziale, e con le linee giuridiche che possono evitare l’abuso di questa pratica.
Come disincentivare i brevetti di scarsa qualità senza cospargere di ostacoli ingiustificati la strada dei concorrenti innovativi? È uno dei problemi chiave di un’epoca caratterizzata dalla cosiddetta innovazione incrementale. Un caso particolarmente rilevante al riguardo è quello verificatosi negli Usa nel 2007 (KRS Int’ v. Teleflex), in cui la Corte Suprema americana ammonì il Patent Office ad alzare l’asticella della non-ovvietà al di sopra dell’ordinaria innovazione. L’esortazione mirava proprio a evitare che una proliferazione di ostacoli legali potesse finire per dissuadere dalla vera innovazione.
A questo tema il Prof. Gustavo Ghidini, Professore Emerito presso l’Università degli Studi di Milano e Senior Professor di Diritto Industriale delle Comunicazioni nell’Università Luiss “Guido Carli”, dedica la nuova puntata della rubrica “L’appunto” sulla rivista “Diritto Mercato Tecnologia”.
L’analisi del Prof. Ghidini si concentra sulle forme di strategic patenting, ossia quell’insieme di pratiche, attuate spesso da grandi imprese ma non solo, volte a tenere in vita l’arsenale brevettuale oltre la scadenza del titolo. È il caso del product hopping, con cui a ridosso della scadenza di un precedente brevetto, viene introdotta sul mercato una nuova versione con pseudo-miglioramenti. Oppure del patent hoarding, tramite cui vengono accaparrati brevetti non per implementare la linea tecnologica della propria azienda ma al solo scopo di impedirne acquisto e sfruttamento da parte dei concorrenti. O ancora dei patent clusters, che coprono diverse formulazioni della stessa invenzione allo scopo di rendere più nebuloso l’ambito di ciò che il brevetto protegge.
“Queste e altre pratiche sono il risultato di due fattori a monte”, spiega il Prof. Ghidini. “Uno, economico, è la tendenza alla concentrazione, particolarmente intensa nei mercati avanzati come quello farmaceutico o quello dei media digitali. Questa tendenza muove costantemente verso tendenze oligopolistiche, che richiedono politiche a raggio sempre più ampio e strategico nell’ambito delle esclusive legali. L’altro fattore è scientifico-tecnologico. Si tratta del rallentamento dell’innovazione d’avanguardia, specie in alcuni specifici settori. Da qui l’esigenza di difendere con sempre maggior cura i titoli esclusivi sulle innovazioni realizzate in passato: anche a costo di artificiosi ringiovanimenti”.
Per il Prof. Ghidini, nei casi di patent hoarding, le authority dovrebbero individuare e distinguere i casi in cui i brevetti “rastrellati” siano destinati o meno a rafforzare il core business del titolare del brevetto, impedendo che ciò avvenga al solo scopo di danneggiare rivali impegnati nella ricerca di tecnologie sostitutive. È necessaria dunque “una politica che miri a liberare la concorrenza attraverso un approccio strettamente selettivo all’accesso ai brevetti e/o alla protezione autoriale delle tecnologie”.
“L’appunto” del Prof. Gustavo Ghidini su DIMT.it può essere letto integralmente a questo link. Allo stesso tema il Prof. Ghidini ha recentemente dedicato un’approfondita lezione magistrale tenuta presso l’Università LUISS.
Sull’archivio della rivista online sono presenti anche le precedenti puntate, dedicate agli snippets e alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale.