ECCO PERCHÉ IL MERITO DEVE VALERE ANCHE NELLA CARRIERA ACCADEMICA

È necessario un cambio di passo nella selezione e nella valutazione dei docenti universitari: un’interpretazione estensiva della Costituzione riconosce il diritto a ricevere insegnamenti da professori di riconosciuto merito. Intervenendo sul Corriere della Sera, il Prof. Gustavo Ghidini, fondatore del nostro Studio, avanza una proposta sulla valutazione dei titoli e sulla chiamata diretta.

Si è fatto gran parlare dell’aggiunta del termine “merito” in coda alla dicitura del Ministro dell’Istruzione. Eppure è la stessa Costituzione, all’articolo 34, a stabilire che “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Fu, secondo la vulgata, lo stesso Palmiro Togliatti a esigere l’inserimento del termine.

In un corsivo sul Corriere della Sera, il Prof. Gustavo Ghidini, fondatore del nostro Studio, si interroga se questo principio costituzionale possa essere applicabile per analogia anche al riconoscimento e alla valorizzazione del merito dei docenti, e in particolar modo di coloro ai quali è affidata l’istruzione universitaria, quella di grado più alto.

“La lettera della norma non lo esclude, la ragione lo suggerisce”, scrive il Prof. Ghidini. “Come altrimenti assicurare agli studenti un’adeguata istruzione superiore, se questa venga impartita da professori scadenti e/o negligenti? E come altrimenti l’istituzione universitaria potrebbe soddisfare la missione, anch’essa di rango costituzionale (art. 9.1), di promuovere cultura e ricerca scientifica?”.

Due punti chiave emergono dal commento del Prof. Ghidini. Il primo è che la scarsezza di mezzi cui fa riferimento la Costituzione non deve costituire un ostacolo nemmeno per l’accesso alla docenza universitaria, sovente appannaggio di candidati provenienti da famiglie agiate. Il secondo è che, contrariamente a quanto comunemente si crede, il merito degli aspiranti docenti universitari non è difficile a verificarsi: “Consiste semplicemente nell’impegno personale, verificabile con sufficiente obiettività”, spiega il Prof. Ghidini. “Devono contare i titoli, cioè le pubblicazioni approvate da recensori anonimi. Così pure deve contare la partecipazione come relatori a convegni di alto livello, nazionali e internazionali”.

Il merito, dunque, dovrebbe essere un requisito costante non solo per l’approdo alla docenza ma nel corso dell’intera carriera accademica, altrimenti appiattita sulla mera anzianità di servizio. “Si potrebbe prendere in considerazione un diverso sistema”, conclude il Prof. Ghidini, “in cui i di Dipartimenti delle singole Università possano procedere a chiamate dirette di studiosi stimati, con criteri che evitino di privilegiare ‘provincialmente’ allievi interni”.

L’articolo può essere letto in versione integrale sul sito del Corriere della Sera. Il Prof. Ghidini, Senior Professor all’Università LUISS e Professore Emerito di Diritto Industriale all’Università Statale di Milano, aveva in precedenza proposto sul medesimo quotidiano, insieme a Francesco Banterle, un “modello Telepass” per il diritto d’autore online mentre, con Daniele Manca, aveva indagato sui rischi connessi all’Intelligenza Artificiale e sulle future prospettive della democrazia nell’era della civiltà digitale. Sempre al Corriere il Prof. Ghidini ha recentemente affidato interventi sullo spoils system, sulla dottrina Biden in materia di brevetto vaccinale e sulle implicazioni etiche dell’utilizzo degli algoritmi, quest’ultimo in collaborazione con Isabella Austoni e Daniele Manca. Con Ferdinando Salleo aveva invece avanzato la proposta di istituzione di un Politecnico Europeo della Difesa.

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I Professionisti dello Studio Ghidini Girino e Associati sono chiamati quali relatori di convegni, rendono opinioni su problematiche giuridiche, economiche e finanziarie su primari quotidiani nazionali e su emittenti televisive specializzate.