DOPO L’ANNO DELL’ASSUEFAZIONE, ALCUNE IDEE PER UNA SCOSSA NEL 2024
Dalle guerre alle minacce dell’intelligenza artificiale, dai rischi per l’informazione sui social network alla crescita incontrollata delle criptovalute, dagli influencer virtuali al miraggio di facili guadagni per chi non ha talento, tutti i grandi eventi sociali del 2023 sembrano avere un comune denominatore. Non si tratta tuttavia né dell’aura di tragicità incombente, né del predominio sempre più invadente della tecnologia, né l’inveterata avidità che caratterizza il genere umano. Il filo che connette tutti questi eventi è l’assuefazione che, nel volgere di pochi mesi, sono riusciti a creare nell’opinione pubblica.
In un approfondito articolo di commento su Milano Finanza, a consuntivo dell’anno appena trascorso, Emilio Girino evidenzia come gli ultimi dodici mesi siano stati caratterizzati dalla rapidità con cui è stato portato a termine il procedimento di accettazione delle novità negative e di rassegnazione a esse: una rapidità che soppianta il lento lavorio da sempre necessario a digerirle, e che viene esaltata da un approccio ormai bulimico alla tecnologia.
“Prevale un comune sentire che, nel brevissimo, si abitua a ciò che accade”, scrive l’Avv. Girino. “Guardiamo ai conflitti: una forte reazione collettiva e un dibattito nel caso ucraino, sorpassato in meno di tre mesi da quello palestinese, che già ora sembra entrato in una passiva quotidianità. La distruzione occupazionale provocata dalle industrie digitali pare quasi ineluttabile, salvo poi indignarsi, ma per poco, contro licenziamenti di personale delle imprese tradizionali. Social che ripudiano le notizie dei quotidiani passano pressoché sotto silenzio. Ci si abitua all’AI, alla sua prepotenza intrusiva e a che essa possa falsare l’esito di elezioni, mentre diventa presto irrilevante che gli influencer siano veri o fatti di pixel”.
L’inizio del nuovo anno invita a non considerare solo le cause di quest’assuefazione, ma a concentrarsi soprattutto sulle conseguenze che tale processo produrrà sull’economia, a cominciare dai postumi della guerra: “Se e quando il massacro umano cesserà, le macerie genereranno nuova produttività? Può darsi, salvo vedere quando, e con quali giovamenti per le popolazioni martoriate, e salvo domandarsi se nel terzo millennio, dove si coltivano almeno a parole obiettivi di inclusione e di sostenibilità, abbia un senso accettare che lo strumento bellico sia un fattore produttivo”.
Non rassicura l’atteggiamento dei governi, nazionali e sovranazionali, che “sbraitano, proclamano, decretano, sempre senza una visione che non superi la prossima tornata elettorale, infatuati di un qualche miracoloso progetto, incapaci di creare una strategia di reale sostenibilità a lungo termine”.
Che fare, dunque? Se anche il Censis ravvisa in Italia una società come affetta da sonnambulismo, una soluzione può essere di “dare alla gioventù talentuosa maggiori stimoli economici, contrarre la diseguaglianza reddituale, preservare le popolazioni dal virus dell’assuefazione”. Svegliare i sonnambuli, pertanto, sempre che vogliano davvero uscire dal sonno.
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