Tribunale unificato dei brevetti, arriva la candidatura di Milano

Nella proprietà intellettuale (e non solo) l’argomento caldo degli ultimi giorni è la concreta possibilità che l’Italia ospiti una delle due sezioni distaccate della divisione centrale del Tribunale Unificato dei Brevetti (Tub).

Il governo ha infatti ufficializzato la candidatura di Milano quale sede italiana idonea a questo fine. Mentre da molti anni esiste un marchio comunitario unico, il progetto di costituire un sistema brevettuale unitario nell’Ue ha sempre fatto fatica a trovare un esito positivo, nonostante molteplici tentativi sin dal dopoguerra.

Vi sono però dei punti da chiarire rispetto alle notizie che, magari distrattamente, sono state lette in questi giorni. Anzitutto, il brevetto unitario non è ancora una realtà. L’entrata in vigore dell’Accordo istitutivo del Tribunale Unificato è infatti condizionata dalla ratifica da parte di 13 stati membri, inclusi necessariamente Francia, Germania e Regno Unito. Per l’entrata in vigore dell’Accordo si è in attesa della ratifica tedesca. Su questo versante i tempi si allungano. Infatti, con sentenza dello scorso 20 marzo la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato l’incostituzionalità della legge con cui la Germania nel 2017 aveva approvato la ratifica dell’Accordo Tub perché emesso senza la richiesta maggioranza dei due terzi.

Il governo tedesco si è impegnato a una nuova ratifica con la prescritta formalità: ma, ovviamente, non si può dare per scontata la sua approvazione. Poi, non è stata ancora fatta ufficialmente chiarezza in merito alle conseguenze della Brexit. Infatti, la Gran Bretagna aveva ratificato l’Accordo, ma poi ha ritirato tale ratifica. In proposito, il Commissario europeo al Mercato Interno, Breton, il 15 luglio scorso ha dichiarato che la ratifica inglese non sarebbe più necessaria. Questo scoglio dovrebbe quindi essere superato. In definitiva, si stima che il brevetto unitario possa entrare in vigore nel 2021.

A questo punto, è ovviamente necessario che la candidatura di Milano non resti solo un wishful thinking ma che sia adeguatamente sostenuta con iniziative concrete. Ma, in attesa del brevetto unitario, come possono le aziende italiane proteggere le loro idee in Europa? Il sistema esiste già ed è quello del brevetto europeo che consente di estendere una domanda nazionale depositata dinanzi a un ufficio brevetti di uno Stato aderente alla Convenzione sul Brevetto Europeo (oppure di depositare la domanda direttamente all’Epo, Ufficio Europeo dei Brevetti), indicando gli Stati nei quali si chiede tutela. La principale differenza rispetto al nuovo sistema («unitario», e non «europeo») sta nel fatto che si tratta di tanti brevetti nazionali quanti sono le nazioni alle quali viene estesa la domanda «di base», ciascuno con vita propria (e con proprie tasse di brevettazione). Ne consegue che un brevetto che rivendichi la stessa invenzione, esteso all’estero con la procedura europea, potrebbe essere ritenuto valido in Italia ma, per esempio, non in Francia nell’ambito di distinti procedimenti nazionali in cui, per l’appunto, ne sia eccepita la nullità.

Si tratta comunque di un sistema che ha sinora consentito un significativo ampliamento della tutela dei brevetti nazionali e che, in attesa del nuovo titolo unitario, potrà continuare a essere vantaggiosamente sfruttato dalle imprese.

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Marco Mergati
Marta Ghezzi

I Professionisti dello Studio Ghidini Girino e Associati sono chiamati quali relatori di convegni, rendono opinioni su problematiche giuridiche, economiche e finanziarie su primari quotidiani nazionali e su emittenti televisive specializzate.