Quando l’ingorgo in autostrada rischia di costare caro
Numerosi automobilisti si sono lamentati per interminabili code in autostrada a causa dei tanti cantieri che hanno interessato molti tratti percorsi nell’anno passato.
Della situazione si è occupata anche l’Autorità Antitrust (Agcm), che con decisione dello scorso 26 marzo ha stabilito che non si trattava di semplici disagi, quanto piuttosto di veri e propri disservizi integranti pratiche commerciali scorrette ai danni dei consumatori. Ne è stata ritenuta responsabile la concessionaria Aspi, condannata a una multa da 5 milioni di euro, a cui si è aggiunta la pubblicazione, su quotidiani e online, del provvedimento. In sintesi, la decisione Autorità ha accertato che i lavori di manutenzione dei tratti autostradali interessati (quelli liguri, la Napoli/Canosa e la Bologna/Taranto) hanno comportato una riduzione del numero delle corsie di marcia e della velocità massima consentita, nonché la chiusura di alcune uscite, creando disagi alla circolazione e rallentando drasticamente i tempi di percorrenza.
Condotta ritenuta particolarmente grave in quanto – se non in pochi casi – a ciò non è seguita una riduzione del corrispettivo del pedaggio, in ragione della peggior qualità del servizio offerto. Inoltre, se anche la società si fosse impegnata in alcune circostanze a rimborsare in tutto o in parte il pedaggio corrisposto dai consumatori per la percorrenza di alcune tratte, quest’ultima non aveva illustrato chiaramente le procedure per ottenere i rimborsi. Ad esempio non era stato specificato che anche chi aveva pagato il pedaggio autostradale in contanti avrebbe potuto ottenere il rimborso, a fronte di un’autocertificazione della percorrenza della tratta di riferimento. Da ultimo, l’Autorità ha rilevato che questi interventi avrebbero potuto e dovuto essere programmati per tempo, dato che Aspi li doveva effettuare per rispettare gli obblighi assunti quale gestore del servizio autostradale, obblighi ai quali erano commisurati gli importi dei pedaggi percepiti.
Il regulator ha giudicato che questi comportamenti costituiscono pratiche commerciali scorrette ai sensi del Codice del Consumo perché integranti «omissioni ingannevoli» e condotte «connotate da profili di aggressività», idonee «mediante indebito condizionamento» a falsare le scelte economiche dei consumatori.
Le condotte di Aspi sono state sanzionate perché ritenute in contrasto con gli obblighi assunti al momento dell’attribuzione della concessione. Inoltre, l’Autorità ha affermato che si sarebbe impedito agli utenti di esercitare consapevolmente i propri diritti contrattuali: gli automobilisti, imboccando le autostrade, non sarebbero stati adeguatamente informati dei disservizi che avrebbero subito, seppur a fronte, nella maggior parte dei casi, del pagamento integrale del pedaggio. La decisione non è definitiva, in quanto Aspi ha già preannunciato che darà battaglia davanti al Tar. Tuttavia, si possono trarre alcuni insegnamenti: (a) non ottemperare a una concessione pubblica può comportare anche una pratica commerciale scorretta, se l’inadempimento danneggia i consumatori; (b) questi vanno sempre adeguatamente informati d’eventuali disservizi e hanno diritto almeno a uno sconto; (c) anche dello sconto va data adeguata e chiara informazione.
Insomma, le imprese devono considerare con sempre maggior attenzione i risvolti che i loro comportamenti possono avere in una prospettiva più ampia: non esiste infatti una responsabilità solo verso la controparte, ma ve ne possono essere anche nei riguardi della collettività, che va, quantomeno, informata trasparentemente e puntualmente. Un aspetto sul quale il faro dell’Autorità tende sempre più ad ampliare il suo raggio.