TRE PROPOSTE SUL CREDITO PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA ENERGETICA

Non sono rassicuranti le stime diramate dal Centro Studi Confindustria a metà settembre. Una simulazione che prolunga fino alla fine del 2023 il prezzo medio dell’energia ad agosto, 235 €/mwh, fa prevedere un Pil in calo del 2,2%; qualora invece il prezzo salisse a 298 – ossia il livello medio atteso dai futures – il Pil calerebbe dl 3,2%. I posti di lavoro persi in Italia sarebbero, rispettivamente, 383.000 e 582.000.
È altamente improbabile che si attui una tendenza all’azzeramento degli approvvigionamenti, per motivi concreti quali l’impossibilità di stoccare il gas all’infinito; resta però il fatto che il costo dell’energia, ormai quasi triplicato rispetto a quello del primo semestre 2022, non scende. Quanto alle soluzioni proposte – price cap e limitazione alle speculazioni – anch’esse presentano controindicazioni: il primo mette in conto un aumento dei consumi e un precoce esaurimento delle scorte, la seconda sottrarrebbe liquidità ai mercati e innescherebbe una spirale di derivati o.t.c. non controllabili nell’immediato.
Che fare? Nella rubrica “Considerazioni inattuali” su Milano Finanza, Emilio Girino presenta i dati della crisi energetica provando ad avanzare tre proposte organiche di credito agevolato, che combinate garantiscano uno strumento flessibile congiunturale utilizzabile dalle imprese e variabile al variare delle condizioni di mercato, oltre che degli specifici bisogni concreti.
“Anzitutto è necessario definire una soglia massima tollerabile, al netto di ogni altro sussidio o fondo perduto erogato dalle misure nazionali”, spiega infatti l’Avv. Girino. “Bisogna poi costruire un meccanismo finanziario, basato sull’apertura di linee di credito alle imprese entro un plafond coerente al loro fabbisogno, così da coprire l’eccesso di prezzo. Infine, l’Ue va spinta a far sì che fondi e prestiti siano erogati tramite le banche ma garantiti a livello pubblico. La restituzione va quindi calendarizzata in un ampio arco pluriennale successivo alla cessazione dell’attuale anomalia e garantita dall’accantonamento progressivo di utili detassati. Quanto invece al tasso di interesse, ne va fissato uno di mercato che però venga sostenuto integralmente con fondi europei”.
Nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo è stato approvato un price cap sul petrolio, di fatto però ben poco rilevante visto che fino alla fine dell’anno è previsto un embargo totale sul petrolio russo; difficilmente potrà essere approvato un price cap sul gas, mentre sulla creazione di un nuovo debito comune gli eventi consentono di essere possibilisti ma in maniera molto prudente. Insomma, la strada verso una presa di posizione comune da parte dell’Ue è ancora in salita.
Il testo integrale dell’articolo è disponibile cliccando qui. Ai contraccolpi della crisi internazionale l’Avv. Girino ha dedicato due recenti interventi nella propria colonna d’opinione: uno sugli effetti economici indotti dalla guerra, l’altro sulla necessità di una riforma della clausola di forza maggiore. Sul nostro Sito è come sempre possibile consultare l’intera raccolta della rubrica “Considerazioni inattuali” dal 2009 a oggi.