AIUTI DI STATO: LA MOSSA DI SCHOLZ PER RICONQUISTARE EGEMONIA E LA POSSIBILE CONTROMOSSA ITALIANA

Lo scorso 10 febbraio il Consiglio europeo ha approvato le misure nazionali di sostegno statale ai settori dell’industria energivora e nella transizione green. Un vantaggio per i Paesi che possono permettersi diversi livelli di spesa rispetto ai vincoli di bilancio, come ha sottolineato il ministro Giorgetti, richiedendo invano che questa concessione dell’UE venisse accompagnata da un ritocco dei parametri di stabilità.
Ma, soprattutto, una vittoria per Olaf Scholz: lo stesso cancelliere tedesco che pochi mesi fa, quando Mosca minacciava di non riaprire il gasdotto NordStream 1, era pronto a cancellare la regola aurea della virtuosità contabile tedesca: pareggio strutturale e indebitamento netto contenuto allo 0,35% del PIL.
Nella rubrica “Considerazioni inattuali” su Milano Finanza, Emilio Girino illustra le ragioni della mossa tedesca e le ricadute che possono colpire Paesi come l’Italia, con le possibili contromisure che il nostro governo può essere chiamato a prendere: ad esempio, una riduzione fiscale al di sotto della media europea dei prelievi sui redditi da capitale generati dai titoli dei settori industriale, chimico, infrastrutturale o dell’automotive, capace di drenare forti flussi di capitale, stimolando i privati a sostenere questi settori invece che erogare fondi pubblici.
“Questo dietrofront iper-keynesiano dei tedeschi mira a un obiettivo ovvio”, spiega l’Avv. Girino: “Permettersi, grazie ai maggiori spazi di manovra contabile, di riacquisire l’egemonia perduta fiaccando i partner ammanettati dai vincoli di bilancio, Italia per prima. Par di tornare all’estate 2012, ma peggio. Siamo in presenza di un’inequivoca posizione opportunistica che riecheggia, elevandola a potenza, il suicida motto inglese che portò al disastro Brexit: Europa quando serve, no Europa se non ci fa comodo”.
Nell’articolo vengono altresì riassunti recenti dati che smentiscono la retorica dell’Italia come nazione a rischio. Infatti è vero che dal 1995 in poi l’Italia è prima fra i Paesi industrializzati per avanzo primario e, fatti salvi i paesi petroliferi, non abbiamo rivali al mondo quanto a valore complessivo di avanzo cumulato; tuttavia, se ci si limita a raffrontare i terzi trimestri 2021-2022, il debito pubblico italiano è aumentato molto meno di quello tedesco (o francese): 1,3% contro il 4%.
Agli effetti economici indotti dalla situazione internazionale – e in particolar modo dalla guerra in Ucraina – sull’Unione Europea è dedicato un altro recente articolo dello stesso Autore sul quotidiano milanese.
Il testo integrale della nuova puntata della rubrica “Considerazioni inattuali” è invece disponibile cliccando qui. Sul nostro Sito è come sempre possibile consultare l’intera raccolta della rubrica “Considerazioni inattuali” dal 2009 a oggi.