SEMPRE PIÙ NECESSARIO UNA RIFORMA EUROPEA DEL RATING SOVRANO
Sia Standard & Poors sia Fitch, rispettivamente in primavera e a fine estate, hanno migliorato il rating del debito pubblico italiano, elevandolo a BBB+. Per quanto la promozione sia un buon segno, si tratta comunque di una espressione incoerente rispetto al miglioramento dell’affidabilità italiana nel corso degli ultimi quindici anni: ad esempio, a inizio settembre sono stati richiesti 110 miliardi, a fronte di 13 offerti, sui Btp settennali, e 107 miliardi, a fronte di 5, su quelli trentennali.
Nella rubrica “Considerazioni Inattuali” su Milano Finanza, Emilio Girino si domanda come mai le agenzie non sembrino rispecchiare questo andamento notevolmente migliorato, mantenendo il rating dell’Italia inferiore a quello di nazioni in decisa crisi economica (e soprattutto politica), quali Germania e Italia. Ne emerge che il problema è l’assenza di una regolamentazione univoca volta a indirizzare l’attività delle agenzie.
“Servirebbe una coraggiosa presa di posizione europea che subordinasse la validità del rating ad almeno tre condizioni”, spiega l’Avv Girino. “Anzitutto, la base primaria di valutazione deve risiedere nelle risposte del mercato. In secondo luogo, la qualità del debito va valutata anche in ragione della natura degli acquirenti. Infine, bisogna riconoscere la rilevanza della garanzia di rifinanziamento interno, ossia quanti investitori privati – famiglie e imprese, esclusi intermediari – comprano debito pubblico in casa propria. Un simile meccanismo gioverebbe a tutti: agli Stati, alle imprese che risentono dei loro rating, alle stesse agenzie che accrescerebbero la loro credibilità”.
Sulle prime avvisaglie della crisi di credibilità dei rater, l’Autore si era già espresso all’interno della stessa rubrica in un articolo del 2020, invocando un maggiore allineamento fra i rating delle agenzie e i giudizi della BCE.
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